giovedì 4 febbraio 2021

Imparare le tradizioni dai nostri anziani.

Il tempo libero delle donne anziane in Sardegna

quadro di Maria Antonia Porru (www.pitturiamo.com)

La figura femminile nel mondo sardo è sempre stato di enorme importanza. 
Fin dagli albori la divinità non era maschile ma femminile e riconducibile all'idea della maternità e della Terra (appunto, madre Terra) che ci ospitava, ci dava nutrimento e possibilità di vivere.

Se proprio devo dire la mia, penso che la figura femminile sia stata di centrale importanza in tutte le culture. Perchè la componente femminile dell'umanità è il 50% non solo numerico ma anche spirituale e concettuale. Il mondo è diviso in 2 ed è filosoficamente assurdo e incongruente pensare che il bianco possa esistere senza il nero, il giorno senza la notte, l'unità senza la molteplicità e via dicendo. Semplicemente, in alcune cultura è rimasta maggiore traccia in altre meno.

Postando questo quadro che ritrae uno squarcio di vita quotidiana delle nostre "zie" ovvero delle donne anziane, mi sovviene un pensiero e anche una preoccupazione.

La cultura è scrivere, costruire, socializzare e tante altre cose. Ma in essa vi sono anche i mores (come dicevano i latini) ovvero i costumi, le abitudini, le consuetudini. Identità è riferirsi al retroterra culturale da cui si proviene. 

Perchè se non sai da dove vieni, non potrai mai essere libero di decidere chi essere e dove andare.

Così non possiamo ignorare che gran parte dell'identità sarda è basata anche sulle nostre tradizioni e tutto quell'insieme di conoscenza pratica, artigianale e quotidiana che i nostri vecchi portano con se e tramandano generazione dopo generazione.

In realtà questo è un problema che non si ferma all'isola di Ichnusa, alla nostra amata Sardegna ma che riguarda tutte le identità etniche di ogni parte del globo. Il progresso avanza e se non ci si prende maggiore cura di conservare il patrimonio culturale delle generazioni precedenti, le nuove generazioni saranno scollegate da quelle precedenti in un meltin pot (crogiuolo) di influssi culturali di decine di etnie e nazionalità.

Se prima, la mamma e la nonna trasferivano alla figlia la conoscenza delle faccende di casa, delle ricette e di quei piccoli trucchi che solo gli anziani conoscono, adesso questa trasmissione sempre interrompersi troppe volte.

Vuoi per l'impossibilità di continuare a vivere fianco a fianco il tempo che basta per trasferire conoscenza vuoi per una mancanza di volontà di apprendere questa conoscenza pratica da parte dei più giovani.

Prendiamo come esempio generale quello della tradizione culinaria, del cibo e le ricette classiche.
Io ho una madre anziana che sa cucinare piatti tipici sardi di una bontà spaventosa. Sono cresciuto mangiando questi piatti e parte della mia identità sarda risiede proprio in quei sapori, in quei colori, in quegli odori, nei rituali che li accompagnano e nel percorso storico che li ha portati ad esistenza.

I dolci secchi fatti sulla pasta di mandorle hanno un senso. Parlano di Sardegna, della sua storia, della sua geografia, dello sforzo degli uomini e donne sarde di arrangiarsi con quello che la campagna offriva.

Il minestrone, la zuppa gallurese, la seadas, i ravioli, latte e castagne, la cordula, la pecora in cappotto e potremmo continuare all'infinito.

La domanda è: questa conoscenza, questa capacità, questo know how verrà trasmesso? Verrà conservato? Sarà ancora patrimonio della nostra cultura?

O rischiamo di essere superficiali e disattenti e vedere queste abilità morire con la morte degli anziani che ancora le padroneggiano?

Pensiamo sempre ad altro, pensiamo sempre ad altro ma non è un crimine conservare questa conoscenza, anche quando ci si lancia senza timore verso il progresso dei nuovi linguaggi di programmazione informatica o verso l'uso di nuovi strumenti tecnologici.

Si può essere NERD (appassionati di tecnologia, internet e videogiochi) ma allo stesso tempo appassionati di tradizioni, di cultura etnica e della propria terra. Chi dice il contrario è solo un personaggio pazzo o malvagio. O entrambi.

E' vero che inizia da ognuno di noi, conservare tutto questo. Forse ogni sardo dovrebbe andare dagli uomini e le donne di una certa età e cercare di attingere tutto ciò che hanno da raccontare. Si dovrebbe tenere traccia scritta o video di tutta quella cultura. Se dicono cose inutili si fa sempre in tempo a buttarle via. Ma quando gli uomini e donne muoiono ciò che si portano dentro, potrebbe non essere più ritrovabile da nessuna parte.

Parlo anche della conoscenza delle erbe, delle tradizioni magico-spirituali che in Sardegna esistono anche se se ne parla sempre meno. Ma la Sardegna non è solo cattolicesimo romano. E' un territorio in cui la religiosità ha sempre assunto molteplicità facce su cui il cristianesimo spesso si è solo superficialmente sovrapposto.

Come al solito, il grido di aiuto va verso i nostri amministratori, sindaci e governatori. Prendete provvedimenti per preservare la nostra memoria. Fate in modo che i giovani vadano dai nostri vecchi e le nostre vecchie e traghettino quella sardità nel futuro.

Saludos.

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