sabato 23 gennaio 2021

Fa più Giacobbo per noi che l'assessore al turismo?

Che la Sardegna sia uno dei posti con la più grande concentrazione di siti di interesse archeologico e storico è risaputo.

Talmente risaputo che sopra il nostro patrimonio ci costruiamo anche le rampe degli svincoli delle strade (zona industriale di Olbia, ma ne riparleremo).

Cioè abbiamo così tanto patrimonio archeologico che, agli occhi degli ottusi, questo diventa de-prezzato. Se hai tanto di qualcosa significa che non vale niente.

Se applicassimo questo ragionamento alle spiagge significherebbe che, invece che essere la maggiore fonte di entrate di questa isola e della nostra gente, dovremmo distruggerle proprio perchè ne abbiamo troppe e non hanno valore.

Ieri, come ultimamente spesso fa, il signor Sandro Giacobbo, personaggio televisivo di spicco della TV informativa (in particolare della corrente alternativa alle posizioni "ufficiali") ha di nuovo dedicato ampio spazio alla storia della nostra Sardegna. Su Italia 1 in prima serata.

La mia riflessione è ovvia e immediata. Ovvero penso proprio che porti più bene, più promozione e più visibilità alla Sardegna e anche alla vita le riprese di Giacobbo (ieri a Olmedo per mostrare la fortezza pre-nuragica di Monte Baranta) piuttosto che l'intero operato non di uno ma di tanti assessori al turismo regionali e, probabilmente, di tutto l'esecutivo.

Non sono una persona che tende ad annichilire gli amministratori e i politici sull'onda del populismo per cui sono SEMPRE tutti degli incapaci. Non lo sono. Ma quando ci sono degli incapaci, occorre anche dirlo.

Anni fa partecipai a Londra ad una fiera gigantesca sul meglio che l'Italia potesse offrire al mondo: design, agroalimentare, immobiliare, turismo, etc. Si chiamava "Bella Italia".
Presenti? Tutte le regioni. Assenti? Solo la Sardegna.

Ma non è questo il punto. Il punto è che passeggiando per gli stand e parlando a caso con varie persone (non certo gli ultimi arrivati, visto che erano tutti professionisti, tour operator, investitori, uomini di mondo, giornalisti, personaggi di cultura...) la Sardegna fosse un luogo per lo più sconosciuto. Le stesse spiagge sarde (che noi autoctoni pensiamo siano conosciute in tutto il mondo) erano per lo più sconosciute. Al punto che mostrando le foto di alcune nostre spiagge, ci veniva detto fossero spiagge caraibiche.
Quale è quindi il punto? Il punto è che se. Ri-iniziamo..... il punto è che se (dico se) come regione si intende puntare, come motore economico e sociale, sul turismo, sull'ambiente e l'ecologia mi sembra assurdo non valorizzare il patrimonio che abbiamo.

Non è un problema di soldi. Non è un problema di soldi. Non è un problema di risorse nelle casse delle regioni. E' un problema di competenza, di visione e di programmazione.

C'è così tanto da fare che il poco che stiamo facendo non è sufficiente.

Abbiamo una lingua bellissima che viene studiata nelle università giapponesi ma non nelle scuole sarde, abbiamo lavori artigianali che andrebbero preservati e valorizzati e non lo sono, abbiamo una storia antica fra le più importanti del mondo (si, del mondo, non solo d'Italia) ma nei libri non vi è traccia anche se in Egitto ci sono corsi universitari sul nostro passato. E mi fermo qui.

La morale? C'è una morale? Si.

Riprendiamoci prima il nostro orgoglio e la nostra identità. Non tanto nel conflitto politico (non serve essere indipendentisti rivoluzionari) quando nell'aspetto culturale e spirituale.
Riprendiamoci la nostra storia, lingua e cultura.
Iniziamo dal singolo, da ognuno di noi.

E poi riuniamoci e riparliamone.

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